Domaine de la Romanee Conti

Francia Borgogna Vosne-Romanée

Nascosta in un angolo di una stretta stradina a Vosne-Romanée si apre un modesto giardino nascosto circondato da alcuni edifici all'interno dei quali si trovano cantina ed uffici; soltanto le iniziali 'RC' sul cancello in metallo rosso rivelano dove ci si trova ovvero nel Domaine de la Romanée-Conti.

Al'interno di questo modesto complesso avvengono vinificazione, invecchiamento ed imbottigliamento di alcuni dei vini più ricercati al mondo. Questi vini sono frutto di una straordinaria collezione di vigne, una delle più grandi proprietà di Grands Cru in Borgogna, pazientemente conquistate e mantenute con tenacia per più di 140 anni. Allo zenit si trova La Romanée-Conti, interamente di proprietà del Domaine de la Romanée-Conti (DRC); si tratta di circa 2 ettari di terreno al centro del Vosne-Romanée, zona in cui si trovano alcuni tra i migliori terroirs della Côte d'Or.

Guerre, pestilenza e tumulti economici hanno nel tempo portato al declino alcune tra le principali proprietà della regione. DRC ha a stento evitato un simile destino. Se non fosse stato, infatti, per le capacità e per l'impegno delle due famiglie proprietarie dell'azienda probabilmente la stessa sarebbe stata venduta nel 1940, per intero o divisa in parcelle. In ogni caso i proprietari sono riusciti a far fronte a periodi difficili ed a far tesoro di quelli più favorevoli mantendo il Domaine fino ad oggi.

Possedere grandi terroirs (conosciuti come 'climats' in Borgogna) è però solo un aspetto di questa azienda. Il vero tratto distintivo di DRC è infatti la sua storia e l'aver raggiunto il massimo nel produrre vini che esprimessero al massimo le caratteristiche dei climats dai quali provenivano. Per la nozione di terroir, quel concetto elusivo per cui un'uva trasmette caratteristiche uniche in quanto proviene da un determinato sito, e per la ricerca di vini distintivi prodotti a partire da da Pinot Noir e Chardonnay, DRC è il cuore stesso dell'eccellenza vitivinicola in Borgogna

Il fatto che DRC abbia raggiunto l'eccellenza nel rappresentare i terroirs di provenienza è comunemente stabilito ed è anche sottolineato dal fatto che sia leader di mercato ed abbia prezzi decisamente superiori alla media. DRC's Romanée-Conti 2005, ad esempio, è stato rilasciato sul mercato nel 2008 al prezzo di 3100/3600 Euro a bottiglia; nel canale di vendita al dettaglio oggi raggiunge dagli 6800 ai 13500 Euro. Non va tralasciato inoltre che il valore di questo vino continua a crescere con il tempo. Durante l'asta di mercato di New York del 2007 Sotheby ha venduto una cassa di Romanée-Conti per più di 220000 Euro, quasi 19000 Euro a bottiglia.

Aubert de Villaine è la persona incaricata di proteggere questo 'tesoro' e di mantenerne qualità e prestigio. Co-direttore del Domaine a partire dal 1974, per i suoi compiti ha sempre potuto contare sull'aiuto di alcuni membri della famiglia Leroy. Un'uomo alto e dal fisico atletico che ancora oggi, all'età di 70 anni, continua a portare avanti le sue responsabilità senza troppe pretese.

"Considero produrre Grand Cru in Borgogna come una missione. Rappresentano soltanto l'1% dell'intera produzione ma sono stati identificati e delineati da secoli; possono essere considerati massima espressione del concetto di climat (su cui si fonda poi la Borgogna). Per questo e per altri motivi è giusto dare loro il massimo rispetto e attenzioni. Come Domaine siamo responsabili della produzione di vino a partire da 7 Grands Cru -2 dei quali sono monopoli- e siamo consapevoli di dover essere leader in questa missione."

Attualmente DRC possiede 62 acri di vigne, principalmente in Vosne-Romanée e nel vicino Flagey-Echézeaux. La Romanée-Conti e La Tâche sono invece due monopoli dell'azienda. Le parcelle di proprietà di DRC a Le Montrachet si trovano nel sito di appellazione Chassagne-Montrachet; in più ulteriori 2,5 ettari sul lato est della collina di Corton sono in affitto. A completare il tutto, proprietà a Richebourg, Romanée St. -Vivant, Grands Echézeaux and Echézeaux.

La quantità e la qualità di quelli che ormai da 25 anni sono monopoli Romanée-Conti e La Tâche sono incontestabili. Nelle parcelle che non sono di proprietà e nelle quali DRC lavora con altri vitivoltori, le bottiglie dell'azienda sono comunque tra le migliori sebbene vini notevoli sono prodotti anche dagli altri viticoltori.

Oggi la produzione non riscontra grandi problemi ma de Villaine ha fatto esperienza di momenti difficili durante la lunga storia dell'azienda. DRC è di proprietà di due famiglie: de Villaine e Leroy, ognuna delle quali ne possiede il 50%. La famiglia de Villaine è entrata a far parte dell'azienda nel 1911, quando Edmond Gaudin de Villaine ne assunsela gestione. La famiglia Leroy invece prese parte a questo business solo più tardi, nel 1942, quando il fratellastro di Gaudin, Jacques Chambon, vendette la sua quota ad Henri Leroy. Gli investimenti di Leroy permisero al domaine di sopravvivere agli anni caotici della guerra ed alle conseguenti difficoltà economiche.

"Se le cose non fossero andate come effettivamente si è verificato credo che il domaine sarebbe stato venduto. Credo sia stato l'incontro tra la tradizione, rappresentata dalla mia famiglia, e l'aria di novità portata dai Leroy che ha davvero permesso al domaine di avere ancora oggi una tale forza". Queste sono le parole di de Villaine.

Cresciuto a cavallo degli anni 40 e 50 del'900, de Villaine non è stato direttamente coinvolto negli affari legati al domaine. L'azienda agricola di famiglia, situata circa a 100 miglia di vosne-Romanée, a Mouilns-sur-Alliers, cresceva bestiame. 

Dopo il servizio militare, de Villaine ha passato un anno negli USA dove ha lavorato per Frederick Wildman & Sons a New York (all'epoca erano importatori di DRC), per Almaden Vineyards e per un'agenzia pubblicitaria in California. Queste esperienze lo portarono a decidere di scrivere al padre per esprimere il suo desiderio di dedicarsi al vino. Tornò quindi nel 1965 per imparare a gestire l'azienda e per prendere lezioni di enologia a Beaune.

Henri Leroy nel 1954 lasciò la sua quota alle due figlie, Pauline e Marcelle, che dovettero dividersela. Nel 1974 Lalou Bize-Leroyed Aubert de Villaine furono co-manager dell'azienda ma in realtà, come anche de Villaine notò, i loro genitori continuarono ad occuparsi degli affari dell'azienda per i 10 anni seguenti.

Bize-Leroy, vinificatrice carismatica ed attenta, spinse l'azienda verso una filosofia di vinificazione organica e migliorò la qualità dei vini. Allo stesso tempo fu una figura radicale e nel 1991, in seguito ad un conflitto di interessi legato ad alcune decisioni da prendere in merito all'annata 1988 di vini DRC, decise di lasciare la co-gestione dell'azienda. Lalou fù quindi sostituita da Charles Roch, figlio della sorella. Charles purtroppo potè stare alla guida dell'azienda solo per 3 mesi prima di perdere la vita in un incidente stradale. Il fratello Henri-Frédéric fù quindi nominato co-gestore nell'aprile del 1992 e da allora si occpa dell'azienda.

Questo fu un periodo difficile e particolarmente statico per de Villaine, il quale però continuò imperterrito ad impegnarsi nel suo obiettivo di produrre vini eccellenti dai Crus di proprietà del domaine. "Dal 1991, quando Lalou ha abbandonato il suo ruolo, ho dovuto ricominciare daccapo con l'azienda. Credo che la ripresa ed il progresso siano stati davvero veloci. Sappiamo dove vogliamo arrivare".

Questo progresso è dovuto anche dalla stabilità del team che si occupa dell'azienda. Il mastro vinificatore, Bernard Noblet, 52 anni, iniziò a lavorare in azienda con il padre André già nel 1978 ed in seguito, nel 1984, ne prese il posto. Nicolas Jacob, 31 anni, venne invece assunto nel 2006. Per il primo anno lavorò nelle vigne con Gérard Marlot, enologo dell'azienda, e nel 2007 si assunse la completa responsabilità dei terreni e delle uve.

De Villaine possedeva proprietà a Bouzeron, nella regione della Côte Chalonnais, a sud della Côte d'Or. Si stabilì nella proprietà dopo il matrimonio con Pamela Fairbanks, nel 1971; i due si erano incontrati durante l'esperienza di de Villaine a New York. De Villaine stesso sentì la necessità di essere indipendente dal DRC e volle diventare vigneron. Non avendo figli affidò poi la sua azienda, Domaine A. & P. de Villaine, al nipote Pierre de Benôit. Nel 1999 entrò poi in partnership con i cugini della moglie. La famiglia Hyde infatti produceva vini di qualità in California. Inoltre de Villaine fu presidente della commissione che propose la candidatura della Côte d'Or a patrimonio mondiale DELL'UNESCO. 

Nonostante questi ulteriori interessi, de Villaine mantenne suo obiettivo principale il domain, difendendolo e migliorandolo quanto più gli fosse possibile.

IN VIGNA

I primi cambiamenti messi in atto da de Villaine volevano giovare alla vigna; si puntava alla produzione di frutti che potessero esprimere meglio tutti i caratteri dei terroirs storici del DRC.

Le vigne che de Villaine ereditò nel 1974 erano molto diverse da quelle che avevano reso famosa la Borgogna già dal 16° secolo. Fattori come la fillossera, due guerre mondiali e la conseguente crisi economica, combinati con le opportunità promesse dalle nuove tecnologie, portarono a rotture con i tradizionali metodi produttivi già dagli anni '50 del '900.

Alla fine della II Guerra Mondiale, Romanée-Conti e alcune parti di Richebourg erano ancora coperte da viti di Pinot Fin (una forma antica di Pinot Noir apprezzato per le basse rese e per le dimensioni ridotte del frutto e del grappolo) piantate con il loro piede originale. Era il risultato di secoli di selezione atta usando un sistema di coltivazione pre-fillosserico chiamato "provignage". 

In realtà però decenni di trattamenti a base di bisolfito di carbonio, usato per combattere la fillossera, indebolirono le vigne. Nel 1945, dopo una gelata primaverile, Romanée-Conti arrivò a produrre solamente due botti di vino -equivalenti circa a 600 bottiglie- circa un decimo di quella che è la produzione attuale.

Edmond Gaudin de Villaine (nonno di Aubert) ed Henri Leroy decisero quindi di eliminare tutte le piante da Romanée-Conti e da parte di Richebourg. Lo fecero in una volta sola.

Il Domaine poteva contare comunque su un vivaio grazie al quale negli anni selezionò le migliori piante di Pinot Fin dall'area di Romanée-Conti per propagarle e ripiantarle in tutte le altre vigne in caso di necessità.

Purtroppo non tutti i produttori in Borgogna furono così prudenti e lungimiranti. Gli anni tra la propagazione della fillossera ed il 1959 furono abbastanza difficili per la regione. D'altra parte la fine della II Guerra Mondiale aprì nuovi mercati e la domanda di vino proveniente dalla Borgogna incrementò. I viticoltori iniziarono quindi a crescere e raccogliere sempre più uve ampliando la produzione -anche con l'aiuto di fertilizzanti chimici e moderne tecnologie- per poter arrivare a vendere più vino.

Viste le difficoltà degli anni appena passati, nel dopo guerra si diffuse l'impiego di chimici, macchinari e nuove tecnologie. Tutto ciò portò ad alterare quello che in precedenza era il vino della Borgogna e le aspettative della clientela internazionale furono deluse. La tecnologia infatti aveva sicuramente migliorato l'efficienza e la quantità di vino prodotta ma la qualità ne perdeva.

Negli anni '80 del 1900 in Borgogna arrivò una nuova ondata di vigneron; erano giovani laureati delle scuole di enologie e coltivavano il desiderio di fare esperienza in altre regioni del mondo. Piuttosto che aumentare quantitativamente la produzione tramite espedienti tecnologici contestarono le pratiche di produzione dell'epoca e la qualità dei vini. Secondo de Villaine questa nuova generazione di viticoltori, avvantaggiata dal periodo di prosperità che la Borgogna stava vivendo, si impegnò a migliorare la qualità dei vini e cercò di trovare una nuova strada per tornare a metodi di produzione tradizionali.

DRC fù all'avanguardia nel movimento. Come lo stesso de Villaine ricorda: "Fù all'inizio degli anni '80 che le idee di biologico e di organic production iniziarono a diffondersi. Devo dire che Lalou ed io eravamo molto propensi a seguire questa filosofia perchè stavamo realizzando poco a poco che questo grande terroir avrebbe potuto e dovuto continuare a produrre uve per secoli. Ma questo sarebbe dovuto accadere senza che l'uomo intervenisse con i suoi mezzi artificiali."

Sebbene il Domaine non avesse mai utilizzato erbicidi o pesticidi nelle vigne, de Villaine e Bize-Leroy si preoccuparono per gli effetti nocivi che fertilizzanti e fungicidi chimici avrebbero potuto avere non solo sulle piante ma anche sui lavoratori stessi.

"Ovviamente ci volle del tempo ma all'inizio degli anni '80 si era già sulla buona strada per rendere la produzione totalmente organica, sia per il suolo che per le persone che lo lavoravano. Nel 1986 si raggiunse l'obiettivo".

Lavorare in modo organico aveva altri benefici. L'eliminazione della routine di fertilizzanti e la debolezza del Pinot Fin combinate portarono ad una riduzione delle rese del 20%. 

Con il tempo DRC fece un ulteriore passo avanti nella riduzione di tecnologie. Sotto l'amministrazione di de Villaine e Roch si iniziò a sperimentare la coltivazione organica.

"Ora la nostra produzione è interamente biodinamica, non perche riteniamo una produzione di questo tipo 'superiore' rispetto a quella biologica ma perché sarebbe difficile portare avanti entrambe insieme. Cosa più ci affascina della produzione biodinamica è l'utilizzo delle piante stesse per combattere le muffe. Questo aiuta a diminuire nel tempo l'uso di rame che risulta invece assolutamente necessario nella coltivazione biologica."

Gli antagonisti della produzione per i viticoltori della Borgogna sono infatti muffe, oidio e botrytis. Presso il DRC sono impiegati rispettivamente rame, solfuro e argilla per combattere queste malattie. Lenologo del Domaine ricorda inoltre che l'argilla deve essere utilizzata dopo l'arrivo della pioggia.

Generalmente i suoli vengono lievemente lavorati con trattori; fanno eccezione alcune parcelle in cui vengono ancora utilizzati i cavalli per mantenere il terreno fresco ed aerato e per promuovere forme di vita organiche e batteri nel terreno. Un composto di letame, viti polverizzate e polpa di uva viene applicata ogni 3/4 anni.

Le rese sono naturalmente basse in quanto l'eta delle viti è relativamente alta (in media si tratta di viti sui 45 anni di età; non si trovano vigne giovani nei Grands Cru) ed il composto fertilizzante è utilizzato con moderazione.

L'attuale obiettivo per il DRC è rappresentato dal raggiungimento di un equilibrio naturale in vigna tra le piante ed il suolo, una simbiosi attraverso la quale il Pinot Noir possa esprimere il proprio climat.

"Quello che vorrei ora è raggiungere un punto in cui nelle vigne il materiale vegetale sia così buono da non necessitare di troppo lavoro per proteggere le uve ed ancora meno alla raccolta nell'ordinare le uve in base alla loro produzione anno per anno.

De Villaine ha ritrovato materiali relativi alla storia della Borgogna ed ai suoi vini nella libreria nazionale di Parigi ed in quella cittadina di Dijon. Si è inoltre informato in modo approfondito sul Principe di Conti e sulla sua famiglia, proprietaria del nome La Romanée-Conti e dei vigneti nel 1794.

"Mi sono reso conto che il mio interesse verso la Borgogna di cui si leggeva nei libri del presente, circondata da una sorta di leggenda dorata e piena di aneddoti, veniva meno man mano che raccogliendo informazioni sulle realtà della Borgogna e del suo passato. Il passato ci ha dato un compito importante. Nel mondo moderno c'è il rischio di dimenticare questo compito e di iniziare quindi a fare fini buoni, sì, ma non grandiosi come quelli del passato. Devo riconoscere di aver avuto la fortuna, qualche volta, di bere vini di annate particolarmente vecchie, tra cui i vini pre-fillosserici di Romanée-Conti e questo mi porta ad avere alte aspettative anche per quelli nuovi. La qualità straordinaria di questi vini infatti importa a voler lavorare non solo per coltivare le viti e produrre vini ma per trovare il modo di renderli, ancora una volta, unici ed eccezionali."

IN CANTINA

Anche se de Villaine è convinto che i grandi vini nascano in vigna resta necessario trasformare le uve in vino in cantina. Questo processo segue un metodo tradizionale semplice, naturale e più trasparente possibile.

"Non cerchiamo di rendere migliori le nostre uve con la vinificazione. Questa è la nostra filosofia che credo si adatti perfettamente alla Borgogna: il "talento" non è tanto del viticoltore quanto del climat".

Durante il periodo in cui de Villaine fu dirigente cambiarono alcune cose in cantina. Nel 1976, due anni dopo la nomina come co-manager, de Villaine e Bize-Leroy costruirono un tavolo di smistamento, uno dei prii della regione, permettendo di fare una più meticolosa selezione delle uve una volta arrivate in cantina. Nei primi anni 70 il domaine incrementò anche l'utilizzo di botti nuove in quercia -dal 50% al 100%. Il loro utilizzo garantiva sicurezza igienica ed aiutava a chiarificare i vini più giovani durante l'élevage.

La vinificazione era piuttosto semplice sebbene non ci fosse una ricetta. In alcune annate, come è accaduto per il 2007 e per il 2008, venne fatta una selezione importante per rimuovere ogni frutto che non fosse perfetto. Il generale i grappoli interi vengono messi nei tini -in certe annate viene fatta una parziale rimozione del raspo (nel 2007, ad esempio, in base all'appellazione di provenienza, sono stati rimossi dal 10 al 30% dei raspi). C'è una breve e naturale prefermentazione durante la macerazione, che dura fino a 5 giorni, durante la quale il mosto è fatto ricircolare per permettere agli lieviti di svolgere il loro lavoro.

Una volta che la fermentazione è partita il vino viene mosso una o due volte al giorno; anche in questo caso tutto viene fatto in base al tipo di annata. Come spiega il mastro vinificatore, Noblet: "Gli anni più caldi portano ad avere vini più strutturati quindi il piegage è meno frequente."

Quello che Noblet cerca di più nel colore è, come lui stessp la ama definire, " una leggera infusione piuttosto che un estrazione". Una volta nella botte la presenza di un leggero strato di sedimenti è importante per proteggere il fino e mantenerlo fresco. Sempre secondo Noblet, migliore è la qualità dei sedimenti migliore sarà poi il vino. Per quanto riguarda il Montrachet si cerca di mantenere i sedimenti in sospensione per nutrire il vino.

La qualità delle fecce e la loro influenza sul vino durante l'invecchiamento in botte è significativa. Uve di qualità portano a sedimenti altrettanto di qualità, proprio da questo fattore deriva la necessità di selezionare attentamente le uve. Le fecce infatti isolano il vino ed evitano che di ossidi, oltre a mantenerlo fresco. Attenzione però, troppe fecce e il vino risulterà ridotto e difficile da chiarificare; troppo poche il vino non svilupperà corpo.

Da quando al Domaine si è iniziato a far maturare i vini in rovere nuovo le botti sono diventate un investimento significativo. Il legno per le doghe viene acquistato 3 anni in anticipo rispetto all'anno di utilizzo in modo da poter raggiungere una giusta stagionatura prima di essere trasformato in botte.

I vini del Domaine passano circa 18 mesi in botte; sebbene sia stabilito qualche volta restano fino a quanto i vini sono assemblati per essere imbottigliati. Nelle annate recenti, una volta che i vini abbiano fatto la malolattica, vengono spostati di botte in botte (botti che man mano invecchiano di un anno) per evitare un eccessiva influenza da parte della quercia.

Viene effettuata una leggera filtrazione solo quando necessario. Noblet segue le fasi lunari per l'imbottigliamento, che avviene per gravità, sei barili alla volta, e procede con cura: "È importante imbottigliare lentamente per conservare aromi e anidride carbonica", spiega.

La vinificazione del DRC è classica e tradizionale, un approccio non inusuale in Borgogna sebbene ci siano variazioni. Alcuni vignerons infatti diraspano il 100% delle uve mentre altri praticano una prefermentazione prolungata durante la macerazione per estrarre colore dal Pinot Nero, una tradizionalmente poco colorata. Altri ancora macerano anche le parti solidi e dopo la fermentazione alcolica ritengono il vino completo.

Cosa distingue il DRC è la sua attenzione ai dettagli, a partire dalla selezione delle uve fino all'imbottigliamento. Altro tratto distintivo è la semplicità del loro lavoro e la pazienza di non fare niente se non "rispettare la natura del vino" come mette in evidenza Noblet. Fondamentale è anche il fatto che DRC vinifichi per esaltare al massimo le caratteristiche di ogni singola annata e del terroirs.

Nondimeno i procedimenti per la preparazione del vino si differenziano rispetto a quelli dei tempi del Pincipe de Conti. Secondo Richard Onley, autore del libro Romanée-Conti, il tempo di fermentazione era molto più breve e l'invecchiamento in barrique di circa tre anni. Inoltre circa il 20% delle uve erano bianche.

Oggi i vini DRC sono conosciuti per la loro purezza, longevità e consistenza. La proprietà è tra le poche che possono contare sui migliori viticoltori ed i cui vini possono invecchiare anche 50 anni o più nelle migliori annate. I Grands Cru di Vosne-Romanée sono pari ai migliori della Côte, come Chambertin e Chambertin-Clos de Bèze da Geverey-Chambertin, Clos de la Roche in Morey-St.-Denis, e Bonnes Mares e Musigny a Chambolle-Musigny.

Alla domanda se ci fossero altri Grands Cru migliori del Romanèe-Conti, Anthony Hanson, senior consultant per Christie's ed autore di un libro dulla Borgogna classica risponde: "Non bevo vini di annate vecchie Romanée-Conti così spesso da poter commentare ma La Tâche è un vino assolutamente elettrizzante, di una bellezza increbile, complesso e con una certa lunghezza; questo vino ha anche la possibilità di invecchiare senza problemi. Se è meglio di un gran Chambertin, o un Close de Bèze o un Musigny. Questo dipende dall'annata, dal viticoltore, dal produttore e dall'imbottigliatore."

Visti gli sforzi fatti in vigna nei decenni passati si può dire che oggi DRC produca il miglior vino al giorno d'oggi? Wilf Jaeger, imprenditore della Borgogna e fan ed ammiratore dei vini DRC ritiene che il Domaine produca effettivamente i vini di riferimento nelle rispettive denominazioni. "Sebbene sia difficile stabilire se i vini prodotti oggi dal Domaine siano i migliori, sicuramente si può affermare che mantengano sempre un altissimo standard qualitativo" aggiunge. "Quello che è certo è la notevole costanza che hanno raggiunto. I vini delle annate migliori sono indubbiamente eccellenti. Recentemente, ad esempio, ho assaggiato il Richebourg 1997 ed era fantastico."

STORIA E GENEALOGIA

Gli sforzi di de Villaine sono solo una parte della lunga storia di lavoro in queste vigne. Un gruppo di monaci benedettini si stabili in questa zona con concessioni di vigneti all'inizio del X secolo e costruirono l'abbazia di St. Vivant. Con il passare degli anni i monaci acquisirono vigne fino a quando non iniziarono a perdere interesse nella coltivazione ed affittarono le vigne a viticoltori locali. 

I primi documenti sulla delimitazione delle vigne intorno a Visne-Romanée risalgono al 13° secolo. Tracce delle origini del Romanée-Conti sono state riconosciute in una parcella conosciuta come Clos des Cinq Journaux e una piccola paecella adiacente; queste parcelle rappresentano i confini esatti dell'attuale Romanée-Conti. Questi divennero i Cros de Cloux, e come tali furono affittati dai Benedettini.

Tra il 1548 ed il 1631 le vigne furono affittate a diverse persone per finire poi in mano a Philippe de Croonembourg. A partire dal 1651 una specifica parcella iniziò ad essere chiamata con il nome  con cui la si conosce ancora oggi: La Romanée. Vigna che, nel 1760, il nipote di Coonembourg decise di vendere a Louis-François Bourbon Prince de Conti, cugino primo di Re Sole XV.

All'epoca La Romanée era già conosciuta come terra di grandi vini e i prezzi si alzavano. Quando il Principe de Conti acquisto il vigneto pagò un enorme somma di denaro, più di 10 volte il prezzo delle vigne vicine. Inoltre si riservò l'intera produzione di quel vigneto.

Dopo la morte del Principe, avvenuta nel 1776, La Romanée divenne proprietà di Louis-François-Joseph de Bourbon, figlio di Louis-François e nuovo Principe di Conti. Dopo la Rivoluzione Francese però, il Principe de Conti fù arrestato e nel 1794 la vigna fù messa in vendita con il nome di La Romanée-Conti.

Verso la metà del 19° secolo Romanée-Conti, all'epoca sotto la guida di Julien-Jules Ouvrard, rimase il vino più costoso in Borgogna; il vino veniva venduto ad un prezzo anche maggiore rispetto al Clos de Vougeot o al Chambertin. 

Ouvrad morì nel 1861. 8 anni dopo la sua morte i suoi eredi vendettero La Romanée-Conti a Jacques-Marie Duvault-Blochet, antenato di Aubert de Villaine.

Come racconta de Villaine: "Romanée-Conti era una specie di coronamento della carriera di acquisto di [Duvault-Blochet]. Ha messo insieme una proprietà di 137 ettari. Possedeva già proprietà in Echézeaux, Grands Echézeaux, Richebourg e Les Gaudichots [chiamato La Tâche oggi]. Abbiamo ingrandito solo a Echézeaux e comprato in Romanée-St.- Vivant, La Tâche e Montrachet. La maggior parte del Domaine oggi viene da Duvault-Blochet."

Marie-Dominique-Madeleine Chambon, pronipote di Duvault-Blochet, ereditò una parte di Vosne-Romanée insieme al fratello Jacques e a due cugini. Marie sposò Edmond Gaudin de Villaine nel 1906. Nel 1911 Gaudin de Villaine divenne quindi manager della proprietà. Negli anni che seguirono acquisto un'altra parte di Romanée-Conti che era andata ai cugini di Marie e registrò il marchio Domaine de la Romanée-Conti.

"Poco dopo aver iniziato a gestire la proprietà mio nonno si appassiono a questo mondo," ricorda de Villaine. "Realizzò quanto quello che stava facendo fosse prezioso e che i suoi possedimenti erano già parte della storia. Era riuscito a portare avanti l'azienda anche nei periodi più difficili senza mai arrendersi e conciliando il lavoro al Domaine con quello alle sue fattorie negli Alliers ".

Furono anni difficili per il DRC. Le vigne non erano state mantenute nel migliore dei modi e, dopo la II Guerra Mondiale e la Grande Depressione, il mercato per i vini provenienti dalla Borgogna era praticamente inesistente. Nonostante ciò andavano fatti degli investimenti per portare avanti l'attività.

Il fratellastro di Gaudin, Jacques Chambon, non si era mai preoccupato della gestione del Domaine. Il culmine del suo disinteresse arrivò quando, nel 1930, a causa delle generali condizioni economiche e del mancato ritorno di alcuni investimenti lo portarono a vendere le sue quote. Proprio queste quote furono acquistate nel 1942 da Henri Leroy.

"Decise di vendere le sue azioni e fu allora che Henri Leroy comprò metà del dominio. Era la cosa migliore che potesse accadere: il signor Leroy portò al Domaine la sua professionalità, il suo amore per il Domaine e il suo fortissimo potere finanziario: non finanziava mai il domaine direttamente -l'avrebbe fatto se necessario- ma è stato un sostegno incredibile.", dice de Villaine.

L'acquisto da parte di Leroy delle quote di Jacques Chambon mantenne la proprietà del DRC intatta dando alle due famiglie l'opportunità di raggiungere il prestigio mondiale di cui godono ora.

DRC OGGI

Fino agli anni '60 del '900 l'assemblea degli azionisti della RDC era formata soltanto da due persone: Henri de Villaine ed Henri Leroy. Oggi gli azionisti che rappresentano le due famiglie sono 30 ma le decisioni più importanti vengono prese da Aubert de Villaine ed Henri Leroy. Il cugino di de Villaine, Henri de Villaine e la figlia di Lalou Bize-Leroy, Perrine Fenel, rappresentano le faiglie come membri del consiglio di amministrazione.

Oggi 31 persone sono coinvolte nel DRC, escludendo de Villaine e Roch. Parliamo di circa una persona per ettaro in vigna. Nel 2011 gli uffici amministrativi sono stati trasferiti per rinnovare la cuvérie di Dt.-Vivant.

Secondo de Villaine la compagnia ha guadagnato abbastanza da poter coprire gli investimenti fatti dal II Guerra Mondiale in poi. Questo però non ha pagato le distribuzioni agli azionisti dall'epoca della fillossera (1880 a Vosne-Romanée) fino al 1972.

DRC è una compagnia privata ed è difficile stimare a quanto ammontino i guadagni. Si tratta di un'azienda che avuto un successo straordinario negli ultimi 40 anni grazie al boom che si è verificato nel mercato di vini di pregio. Il 2007 (che pè l'ultima annata rilasciata dal Domaine), inclusi i ricarichi, sarà venduta al dettaglio per cifre cha vanno dai 53 ai 63 milioni. "Oggi abbiamo raggiunto un buon posizionamento sul mercato, il migliore di sempre, ma rimaniamo a perseguire il nostro obiettivo di migliorare le vigne." 

I vini solitamente vengono venduti in casse miste che contengono una bottiglia di Romanée-Conti. Oggi il Domaine vende ai suoi clienti il Romanée-Conti in proporzione corrispondente al raccolto in ogni vigneto.

Stati Uniti e Regno Unito rappresentano i principali mercati esteri per Drc. Va anche riconosciuto che dal 1980 il Giappone è diventato un'altro mercato interessantissimo grazie alla sua forte crescita. Allo stesso tempo alcuni dei mercati Europei tradizionali -Belgio e Svizzera per citarne alcuni- hanno perso di importanza forse anche a causa dell'imponente domanda asiatica che porta ad un aumento dei prezzi.

"Noi al Domaine abbiamo sempre agito in modo da poter mantenere i prezzi dei nostri vini ad un alto livello,sì, ma tale da permettere ad appassionati e conoscitori di comprarlo, anche se in piccola quantità. Inoltre non possiamo alzare troppo i prezzi perché qualcuno potrebbe comprare i nostri vini e metterli sul mercato con un enorme profitto."

In ogni caso de Villaine è impegnato a raggiungere il suo obiettivo di migliorare la qualità dei vini. "Con l'eccezione di Romanée Conti, non abbiamo ancora tirato fuori il massimo potenziale delle nostre vigne. In circa un decimo del Domaine le uve che raccogliamo non sono ancora come dovrebbero essere. Ecco perché sono molto contento di avere questa nuova avventura con Corton, perché ci dà un altro obiettivo, qualcosa da raggiungere."

Sebbene de Villaine continui a giocare un ruolo fondamentale all'interno del consiglio di amministrazione, le operazioni di ogni giorno in vigna ed il controllo della vinificazione passeranno presto alla prossima generazione. De Villaine comunque afferma: "Ho 70 anni ma non li sento. Penso di avere ancora energia a sufficienza e sento di poter ancora portare qualcosa al Domaine. Nessuno della famiglia sarebbe entusiasta di vedermi andare via."

"Henri ha imparato a gestire il Domaine sotto la mia supervisione e ora è totalmente immerso nel nostro lavoro. Condividiamo obiettivi e filosofia di lavoro, è davvero una spalla per me. Henri rappresenta metà del DRC, anche per questo il suo appoggio è estremamente importante."

Anche Roch ha ricoperto un ruolo fondamentale sebbene possegga la sua proprietà -Domaine Prieuré-Roch, sempre a Vosne-Romanée. "Abbiamo ancora molte sfide da affrontare. Dobbiamo continuare a concentrarci sul nostro obiettivo di migliorare qualitativamente i nostri vini. C'è poco da inventare ma molto da osservare, capire e perfezionare. Il fine ultimo resta seguire ogni annata per raggiungere la più piena e bella espressione dei terroirs su cui abbiamo la fortuna di lavorare.

Dal 2009, il nipote di Villaine, Bertrand de Villaine, si è preparato per succedere a suo zio come condirettore con Roch, anche se dovrà essere eletto dagli azionisti. Ha frequentato la scuola di enologia a Dijon e attualmente trascorre due giorni alla settimana a lavorare direttamente in DRC.

"A Domaine, abbiamo sempre avuto una generazione chiave, qualcuno con questa passione per la domaine", riflette Aubert de Villaine. "Mio nonno, ad esempio, non ha mai visto nessuno dei frutti che, grazie a lui, il Domaine ha regalato in seguito, perché è morto nel 1950: ha conosciuto solo i momenti difficili. Mio padre invece ha sì passato momenti difficili, ma anche bei tempi. Chi conosce solo i bei tempi, sarà in grado di [proseguire] anche nei momenti difficili che potranno sicuramente arrivare un giorno ".

DRC esiste ormai da un secolo e mezzo e le sue vigne più importanti da ancora più tempo: hanno affrontato guerre, rivoluzioni, malattie, instabilità finanziaria e circa una dozzina di proprietari diversi. Oggi però i vini DRC sono riconosciuti in tutto il mondo per la loro qualità e per la tradizione; sono anche ritenuti tra i migliori in Borgogna. Sembrerebbe quindi che per una generazione o due si prospetti per l'azienda un futuro luminoso.

Lista dei vini

Al momento i vini di Domaine de la Romanee Conti sono terminati

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